Fiori Finti – Post Numero 100

100 post mi sembrano un bel traguardo, in meno di tre mesi.
Mi piace l’idea di festeggiare, ma lo voglio fare con qualcosa di importante.
Questo racconto è stato scritto l’anno scorso, per una persona che non c’è più e alla quale volevo molto bene.
Non so se sia un bel racconto, ma è scritto col cuore.



Madonna, come siamo piccoli, amore mio! E fragili, e deboli.
Anche una semplice passeggiata in montagna si trasforma in una battaglia contro le forze della natura.
La gravità sprona i nostri muscoli, sollecita i nostri legamenti, chiede un pedaggio in termini di calorie. E io mi sottopongo volentieri a questa prova.
La natura ci preme in silenzio. Lenta, inesorabile, ma silenziosa.
Intorno a me, solo il rumore delle scarpe sulla ghiaia, e il respiro affannoso della bocca aperta.
In gola il tum-tum-tum del cuore che sembra esplodere in cerca di ossigeno. È così vicino che penso di poterlo toccare con la lingua, se solo provassi.
Mi fermo. Ora è solo cuore. Non ho pianto finora, e non lo farò adesso.
Riprendo il cammino, il dolore dei muscoli è quasi un piacere, mi fa sentire ancora più ridicolo, a combattere contro la mia condizione di essere umano.
Infine raggiungo la mia meta.
Mi sporgo appena, e vedo laggiù il letto del fiume.
La parete di marmo grigio, quasi bianco, è verticale, a picco sul rigagnolo verde risparmiato dalla siccità.
Sono quattrocento metri, da qui, pochi secondi, pochi battiti del cuore.
Due aquile passano davanti ai miei occhi, lentamente, non muovono quasi le ali, si lasciano trasportare dall’aria calda verso la sommità del canyon.
Voglio andare. Giù.
Voglio raggiungerti, tutto il mio corpo lo vuole.
Chiudo gli occhi, allargo le braccia, il respiro nell’attesa si è ridotto ad un sospiro.
Sento la brezza, annuso per l’ultima volta il ginepro e la lavanda.
Aspettami, sto arrivando.
Poi, improvvisamente, un passo indietro.
Penso.
Un altro passo indietro, apro gli occhi.
Penso.
Se anche io muoio, sarà tutto finito davvero, stavolta per sempre.
Non potrò più rivedere le tue foto, immaginare il tuo sorriso.
Non potrò richiamare la tua risata improvvisa e squillante a mio piacimento, dai meandri della memoria.
Non potrò più sentirti qui, ancora, vicina.
E allora abbasso le braccia, e faticosamente riprendo il sentiero.
Combatto come prima, ma mi sento più leggero, un passo dopo l’altro, mi allontano dal dirupo.
Arrivo alla macchina, e senza una parola, entro, mi siedo, e finalmente mi accascio sul volante e piango, incurante del sudore, della stanchezza, degli sguardi curiosi dei passanti.

Sulla tua tomba porterò solo fiori finti, come finta è la tua morte per il mio cuore sanguinante.


Fiori finti

4 pensieri su “Fiori Finti – Post Numero 100

      • Si, si sente. Oltre, puoi andare solo con la poesia, o la musica.
        Ma, più probabilmente, risalirai la china con un caustico e godibile divertissement della piscina 😉.
        Buon centenario, comunque, ottima scelta!

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