Le Grandi Anticipazioni di Rolandfan

Il glorioso quotidiano “La Repubblica” ha presentato la stagione cinematografica 2014, scegliendo 12 film su cui puntare.
Anche il vostro critico Rolandfan è in grado di dare suggerimenti e consigli sui film da non perdere per il prossimo anno.
E dato che non sono soggetto a pressioni da parte delle major, posso garantire totale imparzialità di giudizio.
Poi mi direte chi aveva ragione.

Nymphomaniac
Kolossal erotico di dodici ore sulla vita sessuale di una donna di una certa età.
Delle dodici ore di film circa undici e mezza sono relative ad atti sessuali espliciti e mezz’ora di titoli di coda.
Nella versione ridotta per il pubblico americano, notoriamente bigotto, verranno trasmessi unicamente i titoli di coda.
Dopo averci triturato le gonadi per trenta anni con film pallosissimi, Von Trier tenta la carta del porno per risalire la china del botteghino.
Ma invece di affidarsi a dei professionisti come Rocco Siffredi ha pensato bene di far svolgere il ruolo della protagonista alla Charlotte, che ha nel DNA solo qualche sospiro, emesso da sua madre negli anni sessanta.
Evitabilissimo.

Maleficent
Remake de “La Bella Addormentata” di disneyana memoria, girato con attori in carne ed ossa (tranne Angelina Jolie che non mangia da circa otto anni).
A quanto pare la versione originale è stata ritenuta troppo melensa (e come dargli torto) e si è deciso di raccontare la storia dalla parte di Malefica, la strega che avvelena Aurora.
In sintesi, Malefica era bella buona e giovane, ma poi hanno distrutto il suo regno fatato ed è diventata brutta, stronza e vecchia.
Della serie: ar cavaliere nero nun je dovete cagà er cazzo.
Aridatece Disney.

Mia madre
Come sempre protetto dal segreto di Pulcinella più assoluto, il film di Nanni Moretti promette di essere un cult ancora prima che se ne sia visto un solo fotogramma.
Girato rigorosamente con cinepresa super 8 a mano in un appartamento di due vani a Monteverde, si inserisce nella pentalogia autobiografica del regista romano, di cui fanno parte l’osannato “La stanza del figlio”, e i prossimi “Mio cugino”, “Mio nonno e la Garbatella”, “L’ultima vespa”, con chiaro riferimento polemico a Muccino.
Protagonisti, ca va sans dire, Margherita Buy e Silvio Orlando.
Non siamo in un film di Alberto Sordi. Purtroppo.

Il capitale umano
Con immensa fatica Virzì riesce a spostarsi da Livorno, e una volta preso l’abbrivio non si ferma più e finisce addirittura negli Stati Uniti.
Non si sa ancora molto del film, ma la scelta dei protagonisti indica una chiara direzione stilistica.
Infatti quando in un film italiano compaiono icone come Fabrizio Bentivoglio, Valeria Golino, Valeria Bruni Tedeschi, Luigi Lo Cascio, vuol dire che la sceneggiatura fa cagare e tutti i soldi del produttore sono stati usati per pagare gli attori.
E’ consigliabile risparmiare i soldi del biglietto e guardarsi le interviste degli attori sul film, alla fine è la stessa cosa.

American Hustle
Lo shock di vedere Batman con la panza e con il riporto e la fatina di “Come d’incanto” con le tette di fuori occupa la prima ora di proiezione, dove tanto non succede niente.
Nella seconda ora neanche, ma se non altro si vedono anche le tette di Jennifer Lawrence e quindi il tempo in qualche modo vi passa.
Il film è comunque nobilitato da un cameo di Robert De Niro che fa Robert De Niro che fa Robert De Niro che fa Robert De Niro che fa Robert De Niro che fa….vabbè ci siamo capiti.
Gli ultimi dieci minuti sono pieni di colpi di scena che sorprenderanno tutti quelli che si sono addormentati per le prime due ore, ossia il 99% del pubblico.
Versione soporifera de “La Stangata”.

Exodus
Il regista che non perde un colpo, Ridley Scott, si cimenta con l’esodo biblico e mette al servizio dello spettatore tutta la sua maestria.
Le immagini riempiono gli occhi, l’uso minimo della post produzione fa la differenza.
Il grande regista ha preteso che fossero ricostruite nel deserto spagnolo tutte le scenografie.
Migliaia di comparse, abiti dell’epoca riprodotti fedelmente, team di storici esperti di sanscrito e aramaico segregati per due anni.
Tutto per rendere l’esperienza multimediale il più possibile realistica.
Un piccolo intoppo ha ritardato l’uscita del progetto: per riprodurre la scena del passaggio delle acque Scott ha preteso che venissero costruite due dighe, poi fatte esplodere subito dopo il passaggio di Mosè (interpretato da Batman senza la Batmobile); sono affogate un centinaio di comparse, ma l’effetto sembra sia impressionante.
Da non perdere (a meno che non siate una delle comparse affogate, cioè).

Allacciate le cinture
Il più famoso regista turco de’ noantri, Ferzan Ozpetek, ha deciso di sorprendere il suo adorante pubblico con un colpo di scena che sicuramente è destinato a scatenare polemiche, ma che produrrà di certo effetti benevoli al botteghino.
Rinnegando in qualche modo le sue scelte stilistiche precedenti, Ozpetek ha girato un film in cui un uomo si innamora di una donna, e trombano.
Consapevole del polverone alzato con questa rottura senza pari, Ozpetek ha dichiarato: “Quando c’è da trombare, si tromba, non sto a guardare il sesso dei protagonisti”.
Qualche malalingua sussurra che Ozpetek sia stato ingannato da Filippo Scicchitano il quale, ingaggiato per il suo ruolo di gay in un film precedente, si sarebbe dedicato a trombarsi tutte le donne disponibili sul set e alla fine abbia consumato tutta la pellicola messa a disposizione dalla produzione, costringendo Ozpetek ad un montaggio meno tradizionale.
Dopo “Le fate ignoranti”, un altro grande successo. Ignoranti e basta, però.

12 anni schiavo
Il film ha creato scompiglio nei critici di settore, che non avendo ricevuto una scheda adeguata né un trailer hanno ritenuto si trattasse dell’autobiografia di Sandro Bondi portata sul grande schermo da Neri Parenti, film della cui imminente realizzazione si vocifera nell’ambiente da anni.
Solo il fiuto di un grande come Morandini ha permesso di scoprire l’arcano, prima che i critici si sputtanassero definitivamente.
“Mi ha insospettito la durata della schiavitù, che a me risultava essere di 30 anni”, ha commentato compiaciuto il decano dei critici cinematografici italiani.
In realtà trattasi di una più banale storia di schiavitù e riscatto nell’america dell’ottocento.
Se avete visto “Il colore viola” potete risparmiarvelo.
A pensarci bene, anche se non l’avete visto.

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