Le peggiori tipologie di automobilisti che potreste incontrare

Ho la patente da settembre 1981.
In questi trenta e passa anni ho guidato di tutto: moto, motorini, automobili, qualsiasi cosa.
Ho avuto un numero irragionevole di incidenti, e ho lasciato sul campo un femore e un legamento crociato.
Quindi me ne intendo.
Cazzo se me ne intendo.
E se vi dico che questi guidatori vanno evitati, credetemi, lo faccio a ragion veduta.
Che poi alla fine, una volta scartati tutti questi, non rimanga altro, è un fatto secondario.

1. La smart
Lo so, ho già affrontato i problemi causati dalle smart e dai loro guidatori qui, ma non potevo fare finta di niente.
La smart è probabilmente l’unico veicolo “driver-independent” quando si parla della sua perniciosità.
E’ assodato che qualora a guidarla ci sia un umano con cromosomi XX la situazione peggiora, ma vi assicuro anche se al volante ci fosse un pilota di Formula 1 la smart rimarrebbe l’oggetto più pericoloso che potete incontrare sulla vostra strada.
Perché le smart hanno una crisi di identità: pensano di essere motorini…e si comportano nel traffico come se lo fossero. peccato che se vai addosso ad una smart, a meno che non hai scritto IVECO sul frontale, ti fai comunque male.
La smart. La peggiore invenzione dopo il selfinator.

2. L’uomo incastonato
Il soggetto in questione è di solito maschio, sovrappeso rispetto al sovrappeso, e si è comprato una macchina enorme perché su quelle normali semplicemente non c’entra.
Anche in automobili 7 o 9 posti, catalogabili al limite del furgone, l’uomo incastonato entra a malapena, e una volta dentro occupa tutti gli spazi possibili con il suo corpicione.
Di solito l’incastonamento si associa alla quasi totale impossibilità di ruotare il collo e di alzare le braccia.
Ecco che l’uomo incastonato, se visto durante la guida, somiglia terribilmente ai pupazzetti della playmobil.
Non fosse per la sua pericolosità nel traffico, potrebbe farci anche tenerezza.
Peccato che quando deve affrontare una curva la rigidità del collo, e l’impossibilità di incrociare le mani, lo costringono a fare delle svolte larghissime.
Non è raro vedere un uomo incastonato che per una semplice svolta a destra vada a prendere il raccordo.
Se ve lo trovate di fronte, e non percepite bene la categoria, potreste andare incontro a guai seri, perché mentre voi per svoltare seguirete pedissequamente il raggio di curvatura, l’uomo incastonato per non rischiare di spezzarsi il collo farà una traiettoria più simile agli insiemi di Mandelbrot, incrociando la vostra qui, qui e qui.
Da non trascurare il fatto che l’uomo incastonato, non potendo girare la testa, non potrà neanche controllare se siete ancora vivi, quindi si limiterà a tirare dritto.
Fino alla prossima curva, cioè.

3. La madre in ritardo
Questa categoria di automobilisti, che tutti amiamo, apprezziamo e in qualche caso sposiamo, ha la peculiarità di essere pericolosa solo nei dieci minuti immediatamente a ridosso dell’entrata dei figli a scuola.
Se ha più di un figlio questo intervallo di tempo può espandersi fino a 20 o 30 minuti, ma il concetto è chiaro: prima, è una mamma gentile e premurosa, che prepara la colazione, controlla lo zaino, si preoccupa di uscire in ordine.
Dopo, è la collega sempre sorridente, efficiente, precisa, mai una sbavatura.
In mezzo, una iena.
Quando percepisce che ormai si trova quasi fuori il tempo limite, diventa un serial killer, e potrebbe far volare dal suo cammino passanti, biciclette e motorini senza che i battiti del suo cuore si muovano da una sicura brachicardia.
Se disgraziatamente fosse anche moglie di un facoltoso uomo d’affari, l’Hummer di cui sarà sicuramente in possesso verrà accessoriato con rostri e lanciarazzi, e allora neanche le pur solide BMW potranno resisterle.
In quei dieci, terribili minuti, la dolce fanciulla che avete sposato (voi o qualcun altro) e che è diventata la madre dei vostri figli (vostri o di qualcun altro) può accumulare più cadaveri di Pol Pot in un mese di campi di rieducazione.

4. Le suore col camioncino
Per motivi che non sono mai riuscito a comprendere, le appartenenti a congregazioni religiose femminili (altrimenti denominate “suore”) non possono dotarsi di semplici automobili.
A quanto pare debbono sempre trasportare qualcosa: bambini, generi alimentari, vestiti, altre suore. Preti, nei casi più cari ad Emilio Fede.
Per fare questo sono sempre dotate di un furgoncino grigio, tipicamente un FIAT 850 o un Volkswagen Bully.
Alla guida, la più provetta delle sorelle, direte voi.
E invece no. Per una suora saper guidare non è poi così importante, e nella scala sociale del convento è molto più importante saper cucinare il minestrone, rifare i letti, pulire i pavimenti, e lucidare la statua della madonnina.
Ragion per cui alla guida del suddetto furgoncino potremo sempre trovare la sorella più sfigata, oppure quella più anziana che non può più chinarsi per sistemare le lenzuola, o semplicemente quella che è andata sul culo alla madre superiora.
Questo soggetto, che non di rado ha fattezze maschili, barba inclusa, guida il furgoncino con rabbia e frustrazione, ignorando le più elementari regole della strada, fiduciosa nella protezione del suo angelo custode.
Purtroppo quando un ateo ha la sventura di incrociare il furgoncino delle suore non ha neanche uno straccio di angelo custode a dargli una mano per evitarlo.
Ricordate: furgoncino grigio guidato da suora = nobbuono.

5. Il cinquantenne
Qui il discorso si fa per me delicato, dato che rientro a pieno titolo, se non altro per meriti anagrafici, nella categoria.
In realtà il guidatore cinquantenne si divide in un nugolo di sottocategorie, non tutte necessariamente malvagie, ma è evidente che quella di cui parliamo è il cinquantenne giovanilista.
Trattasi di uomo di mezza età, che improvvisamente, vuoi perché ha una nuova compagna, vuoi perché i suoi ormoni hanno avuto un sussulto, vuoi perché la vita inizia a cinquant’anni, decide di gettare alle ortiche la giacca e la cravatta, e quella triste renault scenic, e armato di giubbotto di renna regolamentare si compra una spider.
Vedete, una spider sarebbe già un oggetto pericoloso in mano a chiunque, come ben sapete se avete visto il film “Il laureato”.
Ma guidata da un cinquantenne, che non vede nulla sotto i due metri o anche sopra i due metri; che non riesce mai a rispondere al cellulare senza guardare lo schermo per trenta secondi; che non ha mai guidato con il culo per terra come ti costringono a fare le Alfa Romeo; e soprattutto che in vita sua non ha mai superato i centodieci neanche in autostrada, insomma, capite che può diventare un’arma di distruzione di massa.
Senza considerare che il figaccione (si fa per dire) ama guidare con i capelli al vento (se glie ne sono rimasti) e con lo stereo a palla (playlist rigorosamente cantautori italiani anni settanta), affossando definitivamente la sua già non eccelsa capacità di sentire i rumori del traffico, clacson dei motorini incluso.
Se poi, dio non voglia, per un miracolo della natura, è riuscito a dotarsi come accessorio di topona venticinquenne scosciatissima, la sua attenzione al traffico scenderà inevitabilmente a zero, e la sua spider sarà classificata dal DoD americano come arma di distruzione di massa.
Cinquantenne+spider=mettetevi al riparo. Subito.

6. ll pensionato col cappello
Quando un uomo (intendo dire un maschio) finalmente va in pensione, se i figli sono sistemati, il mutuo saldato, la salute bene grazie, cerca di togliersi qualche piccolo sfizio che durante l’arco della sua vita lavorativa non gli è stato concesso, vuoi per motivi di tempo, economici, o semplicemente perché la moglie gli triturava gli zebedei.
E allora ecco che finalmente si fa un viaggetto, si compra un computer, fa un corso di fotografia, ma inevitabilmente cercherà di coronare il sogno di una vita: comprarsi una macchina. Intendo dire: una BELLA macchina.
Già, perché ormai il periodo della spider è passato da una ventina d’anni, e se non l’ha comprata all’epoca ormai è tardi. La macchina che ha sempre dovuto comprare per la famiglia era più comoda che bella. La macchina di sua moglie è piccola, appena lo spazio per la spesa.
La macchina dei figli è da fighetti.
E lui? Lui non ce l’ha avuta mai una macchina come voleva.
Purtroppo l’età e le disponibilità economiche non gli consentono di accedere ad automobili veramente prestigiose.
Questo aspetto, unito al fatto che ormai alla sua età non gli frega più un cazzo di quello che dice la gente, lo porta a comprare una macchina strana.
Una macchina che non ha praticamente nessuno, che se se la fosse comprata quando ancora andava in ufficio gli avrebbero riso in faccia tutti i colleghi.
Io avevo in casa il prototipo del pensionato col cappello, mio zio Renato. Aveva una 850 sport. Una macchina che lavava tutti i giorni, e che teneva per la strada coperta da un pesante telo di plastica.
Oggi l’equivalente della 850 sport potrebbe essere la Dacia 4×4, oppure la SsangYong Korando.
E attenzione: se ve lo state chiedendo, il cappello non è irrilevante.
E sì, perché il nostro pensionato, una volta acquistata l’auto dei suoi sogni (per fortuna solo dei suoi), la tiene immacolata: la lava continuamente, la pulisce, la spolvera, e la guida rigorosamente con loden e cappello, anche il quindici di agosto.
Hai visto mai un capello finisse sul sedile.
Ed è altrettanto chiaro che piuttosto che rischiare gli ammortizzatori, o di lordarla con delle foglie infangate, il nostro amabile pensionato quando si decide a guidarla (una volta al mese di media) va pianissimo per paura di rovinarla, salvo svoltare improvvisamente o fare uno zig zag solo per evitare un presunto ostacolo.
Chiaramente le frecce, il pedale del freno, il clacson, sono tutti accessori che egli non utilizza.
Per cui se siete dietro o a fianco del pensionato col cappello, la probabilità che improvvisamente egli faccia una manovra azzardata e voi finiate a terra o contro un albero è abbastanza elevata.
E non è neanche il caso peggiore: se disgraziatamente doveste finirgli addosso, e rovinargli la carrozzeria, egli scenderà con calma ed estrema freddezza, ed estratta una Luger vi pianterà una sola pallottola in fronte.
Conviene andare a sbattere ad un albero, credetemi.

7. Il maranga
Come molti sanno il maranga è l’evoluzione del coatto.
A Roma tutti i maschi tra i 15 e i 45 anni (e spesso oltre…) sono un po’ coatti: strafottenti, sfacciati, caciaroni, cazzari.
Il maranga è però anche delinquente. Spesso dedito all’organizzazione del meretricio, allo spaccio di sostanze stupefacenti, o alle varie tipologie di furto (scasso, destrezza, etc.) vive ai margini della legge, ma dall’altra parte.
Ovviamente il maranga ha una macchina da maranga: non una fuoriserie, tipo una Ferrari o una Porsche.
No, quelle sono macchine da parvenue.
Il maranga ha una macchina normale, ma truccata in modo che volendo possa superare anche un Testarossa senza neanche dover mettere la terza.
Il maranga classico si muove con 500L rosse, oppure con una Yaris blu notte. Tutte macchine piccole, tanto ci deve portare solo la fidanzata e i suoi tacchi 15.
Mica va a fare la spesa il maranga.
E la macchina piccola gli serve per infilarsi nel traffico anche negli spazi più ristretti, perché il maranga, si sa, va sempre di fretta, anche se non c’ha mai un cazzo da fare.
Inutile dirlo, il maranga non rispetta le regole del codice della strada, né è provvisto di un’assicurazione degna di questo nome.
Il torto e la ragione, con lui, sono parole prive di significato.
Se disgraziatamente doveste avere a che dire con un maranga, o peggio, farci un incidente, sappiate che lui avrà ragione e voi torto.
In alternativa, serve un amico ortopedico, ma bravo.

8. Il neopatentato
Quando vedo questi cuccioli di uomo e di donna, che appena diciottenni tentano di sembrare più grandi della loro età, guidando la macchina, fumando e vestendosi alla moda del momento, mi sale una tenerezza infinita.
Finché non tentano di uccidermi, e in quel caso passo rapidamente alla maledizione, loro e dei loro genitori che quella sera non si fecero la solita passeggiata serale.
Perché questi benedetti ragazzi dovranno pure fare esperienza, ma sarei molto felice che io non debba fare da crash test dummy finché non abbiano imparato a guidare veramente.
A parte il modello di automobile (smart piuttosto che Lancia Fulvia) e copricapo (capelli piuttosto che cappello), può essere difficile distinguere i neopatentati dai pensionati.
Entrambi procedono lentamente, insicuri, facendo andare la macchina a singhiozzo, sbagliando marcia e provocando delle urla al motore che Sauron in confronto sembra Bocelli, accelerando improvvisamente per poi inchiodare di botto dalla paura se solo sentono che un pedone a duecento metri ha fatto un ruttino.
In questo senso, tutta roba che noi motorinisti conosciamo bene e che possiamo facilmente prevedere.
I veri problemi nascono quando il neopatentato deve affrontare una curva.
L’idea che un’automobile sia in grado, attraverso un sofisticato sistema di differenziali e ammortizzatori, di percorrere una linea perfettamente curva, gli sembra ancora assurdo.
per loro la curva è semplicemente una sequenza di rettilinei.
Se potessero, farebbero dieci metri, poi scenderebbero, sposterebbero la macchina a braccia, risalirebbero, percorrerebbero altri dieci metri, altro spostamento, e così via.
Qualcuno pare lo abbia fatto, e al Santa Maria della Pietà lo ricordano ancora.
Dato che questa operazione non è possibile, i neopatentati la simulano intersecando la linea curva ideale con una serie di rette a zig-zag, che infine, nei casi più fortunati, portano al risultato sperato. Se non incontrano ovviamente nella stessa curva l’uomo incastonato di cui abbiamo parlato prima.
Questa linea a zig-zag può essere anche due o tre volte più lunga della curva stessa, e in alcuni casi disperati si sono contate due o quattro inversioni a “U”.
Il punto è che questo percorso è totalmente imprevedibile.
Il motorinista che si trovi a dover affrontare la stessa curva insieme ad un neopatentato (ovviamente piegati sull’asfalto come Rossi ad Assen, perché noi motorinisti siamo tipi sportivi), dovrà avere in mente un sofisticatissimo modello matematico che sommi i dati di decenni di guida, consideri l’attrito volvente dell’asfalto, i KWh sviluppati dall’automobile, e anche l’umidità relativa dell’aria.
Solo così potrà avere qualche chance di essere nella parte zig mentre il neopatentato è in zag, o viceversa.
Purtroppo questi modelli non sono ancora così efficaci, come dimostra la gran quantità di motorini sdraiati a terra agli incroci, e diciottenni affranti con le mani nei capelli.
L’ideale sarebbe far girare i neopatentati in una pista di gokart sempre in tondo finché non riescano a fare un giro completo senza sbattere, ma l’operazione potrebbe richiedere talmente tanto tempo che ne potrebbero uscire con il cappello e una Lancia Fulvia sotto il sedere.

Cinquecento verde


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7 pensieri su “Le peggiori tipologie di automobilisti che potreste incontrare

  1. Ho la patente , ma non guido perché ho pudore e non sottovaluto la possibilità di rientrare in ognuna delle categorie sopraelencate ( tranne quella dell’incastonato)
    In più , io ci vedo male , quindi!
    A piedi e in metro, caro mio!
    Divertentissima , come sempre , la tua esposizione ( direbbe una prof)
    Ancora, ancora, dico io.

  2. Ti sei dimenticato il “moto rettilineo uniforme”
    Questo guidatore – esiste sia di sesso maschile che femminile” – va sempre a una velocità costante (sempre quella, compresa tra i 32 e i 45 km/h a seconda dell’esemplare) e lo fa dove non lo si può sorpassare (esempio: Ardeatina) oppure si rende insorpassabile (esempio: domenica scorsa, laterale della Colombo, Golf a 45 km/h a cavallo della linea tratteggiata)

    In caso di rettifilo deserto, chicane, salita, discesa, pavé il nostro tiene sempre la sua velocità. Si appropinqua ad un semaforo assolutamente verde a 38 km/h ma non accelera. Il semaforo diventa giallo e poi rosso. Ma lui/lei prosegue passando l’incrocio in moto rettilineo uniforme, senza scomporvi. E voi, fermi al semaforo che vi ha fatto “perdere” lo odiate

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