Funerali di Stato

Se a qualcuno ignaro di cose italiane proveniente dalla civile Svizzera o dall’esotico Marte ad esempio chiedessero di chi possano essere i funerali in cui la salma, circondata da centinaia di persone inneggianti, si muove con un cocchio trainato da sei cavalli, mentre le note di una musica di Nino Rota pervadono l’aere e un elicottero lancia petali di rosa?
E se aggiungiamo che questi funerali vengono celebrati a Roma, la capitale d’Italia e della cristianità, in uno dei quartieri più popolari e popolosi e nella parrocchia intitolata ad un santo, Don Giovanni Bosco?
Di un Re!
Diranno subito i miei piccoli lettori.
Esatto.
Un re.
Un re con le sue regine, i principi, i duchi, i marchesi, i possedimenti, i valletti, i famigli.
Un re ossequiato, temuto e venerato, che comandava su tutto e tutti nel suo reame.
Certo, un tipo un po’ particolare di re, questo capo del clan Casamonica, un rom sinti venuto da vicino e che dagli anni ’70 in poi ha avuto rapporti, contatti e anche qualche affare con tipi come la banda della Magliana e altri.
Ma non sta certo a me stabilire né la credibilità o la santità di questo re, né il diritto che egli avesse di veder celebrati i suoi funerali in siffatta pomposa maniera.
D’altronde ognuno può facilmente fare un giro su internet, leggere, informarsi e farsi un’opinione in merito.
A me in questi casi quello che interessa di più è la morale collettiva, che in Italia ancora (chissà per quanto) si chiama legge, quindi non mi metterò a strepitare come hanno fatto in tanti su quanto sia scandaloso concedere funerali sfarzosi a quello che a tutti gli effetti era un padrino (la musica l’hanno scelta i congiunti d’altronde), né chiederò inchieste come hanno subito fatto, solerti e ineffabili, il Prefetto di Roma o il Presidente dell’ENAC, e tanto meno interrogazioni parlamentari come quelle che il M5S ci propinerà al rientro delle vacanze, felici di poter chiedere conto finalmente al Governo di qualcosa di più sostanzioso che non sia il prezzo dei ravanelli a Campo de’ Fiori.
Io di mestiere faccio il blogger e l’istrione e quindi mi limiterò a tre semplici considerazioni.

Primo, un elicottero ha potuto decollare non si sa da dove, sorvolare la capitale a bassa quota, spargere petali di rosa, e tornare indietro, senza che nessuno abbia dato autorizzazioni, lo abbia monitorato o intercettato o sapesse nulla finché non è rientrato. Faccio presente che se lo stesso elicottero avesse lanciato su Piazza Don Bosco una bomba invece di petali di rosa, ora non saremmo qui a rompere i coglioni con l’opportunità o meno di tenere il funerale. Saremmo nella merda fino al collo.
L’ENAC ora farà la sua bella inchiesta ma è un dato di fatto che chiunque può sorvolare Roma con un elicottero e lanciare giù quello che vuole.

Secondo, e qui la domanda retorica ci sta tutta, possibile che NESSUN esponente delle autorità sapesse nulla?
Del Prefetto abbiamo detto: egli è caduto dalle nuvole ma siccome è fatto di petali di rose anche lui non si è fatto nulla. Però ha ordinato un inchiesta.
Il Ministro dell’Interno che questa estate è stato TUTTI i santi giorni in televisione a parlare di qualsiasi argomento, dai migranti alla CEI? non aveva avvisaglie?
Il Sindaco Marino e i suoi assessori? Niente.
Il corpo della Polizia di Roma Capitale? Se, vabbè, mejo che sto zitto.
Insomma la famiglia Casamonica ha potuto organizzare un funerale degno di un re senza che nessuno di quelli che doveva o poteva sapere abbia mosso un dito.
Non starò a lambiccarmi il cervello tra collusione e incompetenza, perché non saprei cosa scegliere.

Ma, last but not least, qualcuno che sapeva c’era.
E chi sarà mai? domanderanno i nostri piccoli lettori.
Ma come chi sarà?
Pensate forse che un funerale di questo tipo si possa organizzare senza che il parroco ne sappia nulla?
E infatti il Don Abbondio de’ noantri, tale Don Giancarlo Manieri, non solo sapeva del funerale, non solo lo ha celebrato, ma di fronte all’indignazione popolare ha anche dichiarato: “Io qui ho fatto il prete, non spettava a me bloccare un funerale. La chiesa può dire no a un funerale?”
Bella domanda.
Rifacciamocela tutti insieme ma lentamente, espandendone il significato per assaporarne il gusto:

La chiesa, virgola questa istituzione dedita alla carità, alla bontà, alla fratellanza, alla pace nel mondo, virgola, può, virgola, è in grado, ha il diritto o il dovere, spetta a lei decidere, virgola, di dire no a un funerale?

Ve lo dico io: non può.
La chiesa, la vera Chiesa, quella di cristo per chi crede in lui, quella del popolo, quella di San Paolo, la chiesa della gente, non può negare a NESSUNO un funerale, neanche se in vita è stato una carogna, neanche se ha commesso omicidi, neanche se ha detto le bugie, tradito la moglie o si sia messo le dita nel naso a tavola.
La chiesa, rappresentante di Cristo in terra, non può negare i funerali a chicchessia perché come tutti quelli che abbiano ascoltato un’omelia funebre sanno bene, è il tribunale divino che deciderà delle sorti dell’anima che ascende al cielo, e il giudizio sarà severo e inappellabile, ma sarà appunto un giudizio divino.
Non saranno gli uomini a sostituirsi a Dio, neanche i suoi rappresentanti.
Tutti hanno diritto ad un funerale, bravo Don Manieri, bene bravo sette più.

Tutti tranne Piergiorgio Welby, che dopo una vita di sofferenza ha ottenuto di potersene andare in pace, senza più dover condurre una vita-non vita, ottenendo il diritto ad interrompere le cure che lo mantenevano in vita.
Per rispetto a Welby terrò dentro di me tutto ciò che penso di questo episodio e di come la chiesa, con la “c” rigorosamente minuscola, si è comportata nei suoi confronti, ma mi limiterò a riportare la cronaca di quei giorni. Ognuno di voi può farsi un’idea.

La morte:

“Il 20 Dicembre 2006 verso le ore 23.00, Piergiorgio Welby si è congedato dai parenti ed amici riuniti al suo capezzale, ha chiesto di ascoltare musica di Bob Dylan e, secondo la sua volontà, è stato sedato e gli è stato staccato il respiratore. Verso le ore 23.45 è quindi spirato. Il dottor Mario Riccio, anestesista, ha confermato durante una conferenza stampa tenutasi il giorno successivo, di averlo aiutato a morire alla presenza della moglie Mina, della sorella Carla e dei compagni radicali dell’Associazione Luca Coscioni: Marco Pannella, Marco Cappato e Rita Bernardini.”


Il Vicariato di Roma non ha concesso a Welby la funzione secondo il rito religioso come nei desideri della moglie cattolica con le seguenti motivazioni:

“In merito alla richiesta di esequie ecclesiastiche per il defunto Dott. Piergiorgio Welby, il Vicariato di Roma precisa di non aver potuto concedere tali esequie perché, a differenza dai casi di suicidio nei quali si presume la mancanza delle condizioni di piena avvertenza e deliberato consenso, era nota, in quanto ripetutamente e pubblicamente affermata, la volontà del Dott. Welby di porre fine alla propria vita, ciò che contrasta con la dottrina cattolica (vedi il Catechismo della Chiesa Cattolica, nn. 2276-2283; 2324-2325)”

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4 pensieri su “Funerali di Stato

  1. Hai detto bene, tutti hanno diritto al funerale in chiesa se pentiti e, come si diceva una volta, “in grazia di Dio”. E più in grazia del Casamonica, che in vita era considerato come un papa, chi poteva esserci?

  2. Il tuo e’ un post che interpreta la voce di tutti(o quasi)….

    Su molta gente questa “cerimonia”avrà fatto colpo .
    Da: mamma mia che raccapriccio , in tutti sensi , a: pero’ questi non scherzano, vedi che potenza e quanti soldi , meglio tenerseli buoni, a: possibile che la chiesa (minuscolo) non rifiuti simili pagliacciate?
    Ho sentito chi sostiene che il clan possa aver predisposto tutto all’insaputa di tutti……
    Forse qualcuno ne aveva sentore , ma poi , distrattamente , ne aveva sottovalutata la portata….
    Ecc.ecc.ecc.
    Appunto , ciao, Rodo!

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