Le Grandi Recensioni di Rolandfan

La ragazza della nebbia – di Donato Carrisi, con Toni Servillo

Trama del film
In un paesino di montagna si aggira Toni Servillo nei panni di un agente di Polizia.
Toni Servillo indaga.
Toni Servillo passeggia.
Toni Servillo gira intorno ad un tavolo neanche fosse il tempietto del Bramante.
Toni Servillo ammicca.
Toni Servillo sorride.
Toni Servillo urla.
Toni Servillo servilla.

Giudizio della critica
In Italia si possono fare tre tipi di film: impegnato/drammatico, brillante, comico.
Se vuoi fare un film impegnato devi chiamare Toni Servillo, se brillante Raoul Bova, se comico Checco Zalone.
Il film impegnato lo deve girare uno che è andato a scuola da Sergio Leone, grandi spazi, primi piani stretti, lunghi silenzi, musica intrigante, basta che ci sia Toni Servillo.
Il film brillante lo deve girare uno che vorrebbe essere Monicelli, molti personaggi atipici, dialetti strani, luoghi improbabili, basta che ci sia Raul Bova.
Il film comico è indifferente, basta che ci sia Checco Zalone.
La trama del film impegnato deve essere contorta, astrusa, possibilmente inesistente, ma l’importante è che ci sia Toni Servillo.
La trama del film brillante deve prevedere un contrattempo serio, una donna apparentemente inattaccabile, un finale lieto e divertente, basta che ci sia Raul Bova.
La trama del film comico è irrilevante, basta che ci sia Checco Zalone.

In questo film c’era Toni Servillo.

Le Grandi Recensioni di Rolandfan

Le confessioni – di Roberto Andò, con Toni Servillo e Pierfrancesco Favino

Trama del film
Ecco, sono un po’ in difficoltà su questo punto.
A essere sincero quando siamo entrati non riuscivo a capire quella grande folla di gente che fermava le persone all’ingresso del cinema e cercava di parlarci, ma siccome sono forastico e misantropo ho accelerato il passo e mi sono diretto prontamente al mio posto, in attesa che iniziasse il capolavoro.
Solo alla fine del film, quando sono uscito, ho capito che cosa volessero tutte quelle persone.
La stessa cosa che volevo io: capire come andava a finire.
Perché dopo una ventina di minuti all’interno della sala dormivano tutti.
Qualcuno con la testa reclinata, qualcuno appoggiato al braccio della moglie, i pochi bambini in braccio ai genitori, e pochi fortunati che avevano qualche posto libero vicino si sono sdraiati come fanno in aereo quelli in economica sulle lunghe tratte.
Ho aperto gli occhi un paio di volte, solo per rendermi conto che il sonoro del film era coperto dai rantoli del pubblico addormentato.
Che poi, sonoro: in quello spezzone che sono riuscito a vedere prima di crollare, avranno detto sì e no due parole, tutte altisonanti, e sinceramente non c’era gran che da ascoltare.
E così, terminato il film, e ristorato da un sonnellino pomeridiano, anche io mi sono messo davanti al cinema a fermare quelli che entravano: “Ma voi l’avete già visto ‘Le Confessioni’? Che mi sapete dire cosa succede tra i titoli di testa e i titoli di coda? Avete dormito pure voi?”
Ecco, se c’è qualcuno che l’ha visto e vuole farmi sapere cosa succede, mi scriva pure, glie ne sarò grato.

Giudizio della critica
Finalmente insieme i due Raoul Bova del cinema d’autore italiano: Toni Servillo e Pierfrancesco Favino.
Non può esserci film con qualche pretesa che non abbia uno dei due come protagonista.
In questo film Andò non solo li mette insieme, ma riesce anche a far recitare loro le loro maschere preferite: Servillo fa Jep Gambardella, e Favino il politico laido, vigliacco e menzognero.
Non saremo mai abbastanza grati a Sorrentino per averci regalato questa sequenza di cloni, da Suburra a Le Confessioni, in cui tutti sorrentineggiano come se fosse facile.
Film impeccabile: movimenti della macchina perfetti, regola dei terzi rispettata al millimetro, luci sapientemente dosate, nessuna linea che non sia perfettamente parallela, attori bravissimi e credibili.
Insomma, du’ palle.

Le-confessioni