Genesi di un Millantatore

Mica lo so da dove è spuntato.
Improvvisamente me lo sono trovato sulla bacheca, tutti i giorni.
Un like di qua, uno di là.
Poi un messaggino: “bello il tuo status, ti dispiace se lo condivido?”.
Figurati, anzi mi fa piacere.
Due, tre volte.
Poi comincia a condividere senza chiederlo.
Mica mi spiace, per lo più sono cose pescate qua e là.
Non tutte, eh?
Oltre alle frasi di Coelho, gli aforismi di Einstein, e le cazzate di George Takei, anche io ogni tanto me ne esco con qualche battuta simpatica, o qualche pensiero profondo.
Come quando ho parlato della fine dell’amore, che mi veniva da una cosa vera, reale, che mi ero appena lasciato con la Marisa.
Lo ritrovo uguale uguale sulla bacheca del tizio.
Lì per lì ho pensato: “mica ci sarà andato anche lui, con la Marisa?”.
Poi mi sono detto, ma dai, l’amore è una cosa universale, abbiamo tutti passato le stesse pene.
Però un messaggino glie l’ho mandato lo stesso: “Uei, ciccio, guarda che quella frase non era di Liala, potevi metterci anche il mio copyright!”.
Per sicurezza ci ho aggiunto una faccina.
Lui mi ha risposto con un’altra faccina.
A faccine a faccine, siamo andati avanti una mezz’ora.
Poi sotto elezioni mi sono ingrifato sul serio.
Ce l’avevo proprio con quel comico con i capelli ricci, lo stronzone, che poi a me quelli con i capelli, ricci, lisci o marinati mi danno tutti fastidio a prescindere.
E allora ho cominciato a mettere delle frasi più articolate, dei pensieri ironici, dove prendevo per il culo il Santone e i suoi accoliti.
Non passavano dieci minuti, che me li ritrovavo, parola più o parola meno, sulla stessa bacheca del tizio.
Gli mandavo dei messaggini, per capire perché mi copiava, ma non mi rispondeva.
Allora mi sono detto, senti, ma chi se ne frega da dove viene e di chi è amico, ora lo banno e vaffanculo.
E così ho fatto.
Mi sono sentito più libero, e anzi, l’idea di non avere quel rompicoglioni tra i piedi, mi ha dato più slancio, e ho scritto un paio di post veramente arguti.
Al secondo, uno che conosco a malapena, mi ha messo un commento: “Ma perché invece di scopiazzare, non usi il tuo di cervello?”.
Ma che vuole dire? Come scopiazzare?
Ma se l’ho pensato, scritto e pubblicato io!
Allora gli ho mandato un messaggio privato.
Mi ha risposto dicendo che lo aveva visto paro paro sulla bacheca di quel coglione che avevo bannato.
E così lo stronzo aveva qualcuno che gli riportava i miei post.
Peccato che viveva a Pavia, e non c’avevo tempo di andarlo a trovare, altrimenti un paio di cartoni in faccia non glie li toglieva nessuno.
Invece mi sono messo di buzzo buono, a scrivere il post definitivo sulla politica, le elezioni, la vita e tutto quanto.
Ci ho lavorato tutta una notte.
Ma quando l’ho finito, ero veramente orgoglioso di me.
Non ho potuto aspettare la mattina, l’ho messo subito on line per vedere la reazione dei miei follower.
Entusiasti, commenti positivi su tutta la linea.
Poi il solito mestatore, che mi dice che il nostro amico lo aveva pubblicato quasi uguale sulla sua bacheca, e dato che lui è di bocca buona e c’ha duemila amici invece dei miei duecentocinquanta, l’eco è molto più ampia.
Io poi ho un profilo chiuso, lui capirai – egocentrico e narcisista, oltre che millantatore – un profilo aperto, apertissimo.
Che tutti vedano di quali genialità sono capace! sembra dire.
Avrei potuto andare a vedere la sua bacheca con un altro profilo, ma ho preferito usare il mio.
Gli ho tolto il ban, e sono andato a curiosare.
Grande fermento.
Complimenti, discussioni, dibattito.
Allora per prima cosa ho cancellato il mio, di post.
Non volevo avere nulla a che fare con quel tipo.
Poi sono andato a scrivere sulla sua bacheca.
Un solo, piccolissimo commento: “Ehi, stronzo, lo sai che se leggi le iniziali del tuo ultimo post, c’è scritto S.O.N.O. U.N. P.O.V.E.R.O. C.O.G.L.I.O.N.E. ?”
Ahhhhh, stanotte dormo alla grande!

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Sirena

Si conobbero via internet.
In un gruppo di cui facevano parte entrambi, molto grande, tante persone.
Lei scrisse un commento salace, lui rispose prendendola in giro, lei fece solo un sorriso.
Il suo nome era “Sirena”, solo quello, lui invece si firmava Enrico G.
Lui le mandò un messaggio privato, chiedendole l’amicizia, lei non rispose.
Lui ne mandò un altro, più insistente, lei rispose seccamente “Scusa, non ti conosco. Grazie per l’interesse”, ma non accettò la sua richiesta.
Lui guardò la sua bacheca, ma non trovò quasi nulla: le foto di un gatto, sempre lo stesso, in varie pose e situazioni, dei fiori, paesaggi marini, citazioni di libri, e poesie. “La linea d’ombra” di Conrad, la Merini, la Symborska.
Niente che potesse identificarla, o immagini di lei.
Lui rimase un po’ deluso, non gli succedeva spesso che gli negassero l’amicizia, soprattutto se erano donne. Continua a leggere